Gatsby e WordPress non potrebbero essere più diversi. Confronti completi sono disponibili online, ma, alla fine, le soluzioni sono caso per caso. Perciò, cosa mi ha fatto passare da uno all'altro?

Prima di tutto, le prestazioni

Le prestazioni sono sempre state uno dei capi saldi di Gatsby. Grazie al suo build-time rendering, ogni pagina è statica, il ché significa che il server può limitarsi a trasmettere HTML senza dover eseguire codice aggiuntivo per generarlo.

Sebbene sia vero che si possono raggiungere risultati comparabiili anche attraverso l'impiego di un buon sistema di caching e WordPress, questi ultimi non riescono a competere con la comodità di distribuire i contenuti statici tramite una CDN.

Con il mio sito precedente, più ci si allontanava dalla luogo fisico del server (Italia), maggiore era la latenza. Da 200 millisecondi, fino a 1,5 secondi. Non si può dire lo stesso dei contenuti distribuiti globalmente. Ho collezionato alcune delle misurazioni nell'immagine qui sotto.

Da in alto in basso: Francoforte 248ms, Washington DC 699ms, San Francisco 1.01s, Sydney 1.79s

Poi, l'esperienza sviluppatore

L'esperienze sviluppatore (o più propriamente, developer experience) è fenomenale in Gatsby. Recuperare dati da multipli sorgenti non potrebbe essere più semplice; comporre pagine è senza stress; ogni singola linea di codice sembra finalmente avere un impatto.

Sono cosciente che il capriccio di uno sviluppatore non sia abbastanza per migrare una intera base di codice alla nuova splendida opzione, ma ci stiamo ora addentrando in territorio hobbistico. Dato il completo rifacimento del sito, questo motivo da solo sarebbe stato abbastanza per me.

Nonostante ciò, al fine di essere costruttivi, direi che una esperienza sviluppatore più piacevole spesso si traduce in maggior produttività, e anche quando non è così, sicuramente migliora il morale della squadra. Entrambi i benefici hanno valore in campo professionale, il ché implica che, dopotutto, la developer experience potrebbe non essere soltanto un capriccio.

Infine, il costo dell'hosting

Prima della migrazione, Altervista (un servizio di hosting condiviso gratuito con sede in Italia) si occupava di tenere in piedi il mio sito. Per quanto mi piacesse il loro servizio, non erano immuni ai punti menzionati sopra. Era necessario un cambiamento.

Trasformare un sito dinamico in uno disponibile globalmente può essere costoso, e tale prezzo non è giustificabile alla luce di alternative meno cospicue (talvolta gratuite) come Netlify.

A meno che si stia pianificando di aggiornare frequentemente il sito o di stare locali, è meglio un sito statico piuttosto che la propria controparte in WordPress.

Conclusione

Alla fine, questo progetto è stato un percorso fruttuoso. I CMS tradizionali non sono una soluzione universale, e il JAMStack è ora più che mai una scelta appetibile.

Nel caso volessi approfondire l'argomento, rimani sintonizzato! Ho in programma molti altri articoli 😀